Riprendiamo il nostro viaggio cultural culinario in giro per l’Italia. Questo mese facciamo sosta in una regione meravigliosa, unica per tradizione e cultura gastronomica: l’Emilia Romagna. Ad ospitarci c’è una foodblogger che da sempre si distingue per classe, stile e buon gusto lei è Marina ed il suo blog è “La tarte maison”…
Ciao Marina! Siamo felicissime di cominciare il nuovo anno con te!
Raccontaci cos’è La Tarte Maison, da dove parte la tua avventura in cucina e quella di blogger…
L’avventura di blogger è iniziata esattamente quattro anni fa, cercando di trovare nuovi stimoli in un momento della vita non semplice. L’amore per la cucina e per la storia gastronomica è cresciuto con me, a partire dall’adolescenza preparando i primi dolci semplici per poi diventare uno dei modi per rilassarmi e svagarmi nelle pause dallo studio all’università. Per fortuna mia madre mi ha sempre lasciato fare, mettendomi a disposizione la sua cucina e i suoi libri o affiancandomi quando le preparazioni erano più complesse, ammetto che è lei la mia fonte di ispirazione e la mia maestra.
Il blog col passare del tempo ha preso sempre più spazio nella mia vita, mi ha permesso di conoscere tante persone, di cucinare per chi mi sta a cuore e di tenermi in contatto anche con chi non riesco a vedere con una certa frequenza. Gli amici sanno dove trovarmi da quattro anni a questa parte e sanno scegliersi il menù quando vengono a cena 😉
Tu sei figlia di una terra straordinaria ricca di storia, tradizione e cultura gastronomica.
Quanto nascere in Emilia Romagna ha influenzato non solo la tua cucina, ma anche il tuo modo di vivere e di essere?
Tanto, tantissimo. Sono nata a Rimini dove l’ospitalità e l’accoglienza sono il nostro fiore all’occhiello e le “azdòre” romagnole in cucina sono un’istituzione. In effetti la cucina regionale dell’Emilia Romagna anche grazie a loro si è diffusa in maniera capillare nel resto d’Italia. Chi non conosce la piadina o i passatelli?! E chi non ha un ricordo legato alla costa romagnola o al suo bellissimo entroterra?!
A questo aggiungo che la mia fortuna è stata nascere in una famiglia curiosa e legata alle tradizioni culinarie pur non essendone ossessionati. Ecco quindi che in casa mia i prodotti alimentari sono sempre stati comprati facendo attenzione alla provenienza e magari macinando qualche chilometro pur di avere quel prodotto specifico fatto come si deve.
Con questi esempi non potevo certo non maturare la stessa curiosità e per questo quando ho la possibilità di fare un viaggio, vicino o lontano che sia, amo conoscere il territorio anche attraverso i suoi prodotti e le ricette tipiche. Amo parlare con gli osti o gli chef che hanno voglia di raccontare i loro piatti e di suggerire produttori da andare a scoprire, sono dei regali meravigliosi!
Parlando della nostra terra…che rapporto hai con l’Abruzzo? Lo hai mai visitato? Se si, ti va di raccontarci quale luogo, piatto, sapore ti è rimasto nel cuore?
In Abruzzo sono stata dieci anni fa, una vacanza estiva poco prima della tesi di laurea ed è stata, nella sua brevità, indimenticabile. Tra tutti i luoghi visti di sicuro la piana di Campo Imperatore, Rocca Calascio e Santo Stefano di Sessanio sono quelli che mi hanno colpita di più: paesaggi e luoghi unici e inconfondibili, quasi surreali.
Dal punto di vista gastronomico posso dire, senza il timore di essere smentita, di aver mangiato ad una sagra di paese il più buon panino con la porchetta fino ad oggi mai assaggiato!
Queste mese noi di Taste Abruzzo dedicheremo il mese di Gennaio al comfort food per eccellenza nei mesi invernali: le zuppe e le minestre. Inoltre racconteremo la concia del maiale e i prodotti e le pietanze tipiche ad esso legati. Se ti chiedessimo un piatto del tuo “bagaglio culinario” legato ad uno o più di questi argomenti cosa ci proporresti?
La minestra è stato il comfort food della mia infanzia. A differenza di molti bambini ho sempre amato moltissimo iniziare il pasto con le minestre in brodo, un brodo ricco fatto con la carne e con dentro la pasta all’uovo. Nelle domeniche d’inverno dai nonni non mancavano mai i tagliolini in brodo, fini e lunghissimi come sono un’esperta del mattarello romagnola sapeva fare e quando si voleva rendere il tutto più ricco allora c’erano i cappelletti nella versione di magro ripieni solo di formaggi. Un sapore inconfondibile!
I cappelletti sono la pasta ripiena per eccellenza qui in Romagna, in continuo e costante confronto con i più nobili e ricchi tortellini bolognesi. La tradizione scritta inizia a parlare di cappelletti nell’ottocento (ma probabilmente sono di un secolo più antichi) e le varianti sono tante, tante quante sono i campanili delle terre romagnole. Di sicuro si dividono in due grandi filoni: quelli di magro, con solo formaggio e quelli di grasso con la carne aggiunta ai formaggi. La forma è caratteristica, possono essere chiusi come un tortellino ma con intorno una corona di pasta o più semplicemente tondi.
Quelli che vi propongo io sono “coppati” con un taglia pasta che non potrà mai mancare in una casa romagnola: piccolo, tondo e con i bordi smerlati. Vi lascio la ricetta così come tramandata oralmente da nonna/suocera, a mamma/nuora e poi nipote (cioè io).
Cappelletti in brodo
Ingredienti
- 1 l di brodo di carne
- 2 uova
- 200 g di farina 00
- 250 g di formaggio fresco di latte vaccino tipo Castel S.Pietro
- 100 g di Parmigiano Reggiano
- 1 uovo
- Noce moscata q.b.
- Buccia di limone grattugiata q.b
Istruzioni
- Fare una fontana con la farina, rompere al centro l’uovo e cominciare a mescolarli aiutandosi con una forchetta.
- Quando la farina e l’uovo cominceranno a formare un composto legato impastare a mano per una decina di minuti fino a quando la pasta non risulterà liscia e uniforme.
- Avvolgere l’impasto nella pellicola e lasciare riposare per mezz’ora.
- Tagliare il formaggio vaccino a pezzi e grattugiare il Parmigiano.
- In una ciotola unire i formaggi, l’uovo, la noce moscata e un pizzico di buccia di limone grattugiata. Usando una forchetta schiacciare il formaggio e continuare a lavorare l’impasto del ripieno fino a quando non risulterà uniforme.
- Trascorso il tempo tirare la sfoglia il più possibile sottile e distribuire su metà della pasta dei mucchietti di ripieno , circa la metà di un cucchiaino non troppo distanziati. Ricoprire l’impasto con la metà della pasta lasciata libera e usando un tagliapasta tondo con un diametro di 2,5 centimetri circa tagliare i cappelletti.
- Appena il brodo prende il bollore versare i cappelletti e lasciarli cuocere per qualche minuto, senza mescolare troppo energicamente, si rischia di romperne alcuni. Spegnere il fuoco e lasciare riposare il brodo coperto per 5/10 minuti prima di servire.